
Le Cascate del Mulino di Saturnia
Le Cascate del Mulino, sono uno dei luoghi più belli della Maremma Toscana, si trovano a due km dal borgo di Saturnia e a poche centinaia di metri dal centro termale. L’acqua che scorre dalla sorgente delle Terme di Saturnia e origina le cascate, nasce da un cratere vulcanico (dove sorge la piscina dello stabilimento) per poi defluire lungo un ruscello naturale (il Gorello) per circa 500 metri, dove un dislivello crea le rapide che sfiorano un antico mulino e formano una serie di piscine naturali scavate nelle rocce di travertino. L’ingresso alle cascate è gratis e in Agosto è possibile fare il bagno anche di notte. Le Terme libere sono frequentate da molti turisti italiani e stranieri perché sono un luogo tranquillo, lontano dallo stress e dal caos delle città, dove si possono trascorrere momenti di puro relax e benessere. Le acque termali di queste cascate hanno una temperatura costante di 37,5°C e notevoli proprietà terapeutiche e curative. Sono efficaci per curare i vari problemi della pelle, le malattie cardiovascolari del ricambio e respiratorie, abbassano la pressione, depurano il fegato, aiutano la digestione e la respirazione.
Saturnia è una frazione del comune di Manciano in Maremma, si trova in provincia di Grosseto nella Toscana meridionale. Il paese sorge su una collina da dove domina le famose sorgenti termali di Saturnia e secondo una leggenda è la più antica città italica. Furono i Romani che edificarono la località lungo la via Clodia vicino alla Necropoli Etrusca di Pian di Palma e alle acque termali. Con il declino di Roma iniziò per Saturnia un periodo di decadenza dal quale uscì nel Medioevo grazie ai Conti di Tintinnano. Nel duecento passò agli Aldobrandeschi e nel 1274 entrò a far parte della Contea di Sovana. Negli anni successivi venne controllata prima da Orvieto poi dagli Orsini e in seguito dalla Repubblica di Siena fino a metà del cinquecento, quando entrò a far parte del Granducato di Toscana.
Cosa vedere a Saturnia
Nel centro storico del Borgo di Saturnia ci sono molti monumenti da vedere: innanzitutto la Chiesa di Santa Maria Maddalena, eretta nel Medioevo e restaurata completamente nei primi anni del 1900; la Rocca Aldobrandesca, costruita nel XII sec. e il castello Ciacci edificato, al suo interno, in epoca fascista; Il palazzo Panciatichi-Ximenes, risalente al Rinascimento; Il Museo Archeologico, dove si trovano i reperti scoperti nelle vicine Necropoli Etrusche; il Castellum Aquarum, di epoca romana, utilizzato come cisterna delle acque piovane; La Cinta Muraria e La Porta Romana. Fuori dal centro abitato c’è la Necropoli del Puntone, ricca di tombe e testimonianze del passato Etrusco di Saturnia.
Manciano: “la spia della Maremma Toscana”
Il borgo di Manciano si trova in provincia di Grosseto, nel sud della Toscana ed è soprannominato “La spia della Maremma Toscana” perché sorge in cima ad una collina da dove si possono ammirare i territori dell’intera Maremma grossetana, spaziando dalle montagne al mare e dalle colline ai laghi. Basta pensare che, in poco tempo, si possono raggiungere tutte le località più importanti della zona: le Terme di Saturnia e il suo centro benessere; le Terme libere delle cascate del Mulino e le Terme di Sorano; I borghi di Sovana, Pitigliano, Sorano, Vulci e Tarquinia; le necropoli etrusche e le vie cave; il mare di Orbetello, Capalbio, Porto Ercole e Talamone; Porto Santo Stefano, dove troverete i traghetti per le isole del Giglio e di Giannutri; Il Parco naturale della Maremma (o parco dell’Uccellina); i laghi di Bolsena, Burano e il Monte Amiata.
Cosa Vedere a Manciano
Manciano è un tipico paese di origine medioevale che mostra ancora i segni delle antiche dominazioni. Molte sono le cose da vedere nel borgo: la Rocca Aldobrandesca, costruita dall’omonima famiglia che governava sul territorio; il Cassero Senese (che è anche la sede del comune) e la Torre dell’orologio edificati sotto il domino della Repubblica di Siena; la chiesa di San Leonardo, costruita nel periodo medioevale in stile romanico-gotico e ristrutturata in epoca successiva; la fontana di Piazza Garibaldi, progettata da Pietro Aldi per celebrare l’apertura dell’Acquedotto del Fiora. Degna di nota, fuori dalla cinta muraria, è la chiesa della Santissima Annunziata.
Le origini di Manciano
Il nome Manciano apparve per la prima volta in un documento di vendita stipulato da Lamberto Orsini nel 973, l’abitato del borgo sorse invece verso la fine del 1200 e in questo periodo gli Aldobrandeschi iniziarono la costruzione delle mura e poco prima della metà del 1300 edificarono, sul punto più elevato della collina, l’imponente rocca che prenderà il loro nome. Dopo gli Aldobrandeschi fu il comune di Orvieto e gli Orsini di Pitigliano che si contesero il controllo del paese e in seguito quest’ultimi e la repubblica di Siena. Dopo ripetute occupazioni il borgo venne definitivamente attribuito agli Orsini ma rimase sotto l’alto dominio Senese.
Manciano Capoluogo
Nel 1555 dopo la caduta della Repubblica di Siena, nella guerra contro Firenze, Manciano diventa possedimento fiorentino sotto il governo dei Medici. Il periodo del dominio fiorentino coinciderà con un momento di declino economico e demografico del paese a causa dell’aumento delle paludi e delle conseguenti epidemie. Nel settecento i Duchi di Lorena, succeduti ai Medici, bonificarono il territorio circostante e restaurarono molti edifici cittadini, favorendo la ripresa delle attività economiche e l’inizio di una lunga prosperità che portò il borgo a diventare capoluogo nel 1783.
Pitigliano la città del tufo
Sorge in provincia di Grosseto, nella parte meridionale della Toscana, ai confini della Maremma Toscana. Chi proviene da Manciano, percorrendo la SS 74 Maremmana e vi arriva per la prima volta si troverà di fronte all’improvviso ad uno spettacolo straordinario: case e torri medievali a strapiombo, burroni e grotte scavate nel tufo, pareti di roccia altissime che dominano il fondovalle dove scorrono i fiumi Lente, Meleta e Prochio.
La storia di Pitigliano
Pitigliano custodisce attentamente i ricordi e le testimonianze del suo antico passato, delle sue civiltà e delle culture che si sono succedute nei secoli. Questa rupe è stata abitata dagli uomini preistorici dell’età del bronzo con ritrovamenti del periodo Neolitico; dagli Etruschi, come testimoniano le vie cave e le Necropoli rinvenute nel territorio circostante; dai romani e da un importante famiglia, la gens Petilia, da cui deriva il nome Pitigliano. Dalla famiglia Medievale degli Aldobrandeschi, i signori della Maremma per circa mezzo millennio. Dalla famiglia romana degli Orsini nel rinascimento e poi dai Senesi, dai Medici e dai Lorena che furono artefici di un notevole fase di modernizzazione e sviluppo urbanistico.
Il Quartiere Ebraico
Pitigliano, a seguito delle restrizioni dovute alle Bolle papali dello Stato Pontificio, ospitò gli ebrei fin dalla fine del quattrocento e divenne per loro un importante centro di rifugio nell’Italia centrale. Negli anni, la piccola comunità ebraica occupò la parte sud del paese, l’odierna via Zuccarelli (Il Ghetto) dove sorsero: la Sinagoga, il forno delle azzime, la scuola, la cantina scavata nel tufo dove si produceva il vino kasher, la macelleria kasher, il bagno di purificazione per le donne e la tintoria. Lo sviluppo della comunità ebraica, grazie alla sua vivacità economica e culturale e soprattutto alla convivenza pacifica fra ebrei e cristiani, caratterizzò la “Piccola Gerusalemme” (come fu soprannominata Pitigliano) per oltre cinque secoli.
Il Bianco di Pitigliano
La natura dei terreni, la luminosità ed il clima mite della zona hanno favorito nei secoli lo sviluppo di una fiorente viticoltura che ha prodotto uno dei vini bianchi italiani di maggiore qualità: il celebre “Bianco di Pitigliano” che ha ricevuto nel 1966 una delle prime DOC riconosciute in Italia. La stessa cosa si può dire per l’ottimo olio extra vergine d’oliva, ricavato dalla spremitura a freddo che, accostato con il vino, rende ancor più gustosi i piatti tipici di questa zona.
Cosa vedere a Pitigliano
Molte sono le cose che meriterebbero di essere viste a Pitigliano. Avvicinandosi al borgo la prima cosa che salta agli occhi, guardando sulla destra, sono i giganteschi archi dell’Acquedotto Mediceo, realizzato dai Medici dal 1636 al 1639. Da Piazza Petruccioli si entra nel centro storico e con l’acquedotto sulla sinistra si arriva alla Fortezza Orsini e al Palazzo Orsini di origine Aldobrandesca. In piazza Gregorio VII scopriremo il duomo dei Santi Pietro e Paolo, in via Zuccarelli il Ghetto Ebraico e in via Generale Orsini la duecentesca chiesa romanica di Santa Maria. Appena fuori dalle mura potremo ammirare il Santuario della Madonna delle Grazie e dal suo giardino apprezzare lo splendido panorama di Pitigliano; la chiesa e il convento di San Francesco nel Parco Orsini; infine sulla strada che arriva a Manciano il cimitero ebraico, la Necropoli Etrusca di Poggio Buco e il suo antico insediamento già abitato in età protostorica.
Il Borgo di Sovana
Sovana è uno dei paesi della cosiddetta “Area dei Tufi”, si trova nel sud della Toscana in provincia di Grosseto nel comune di Sorano. E’ stato un importante centro etrusco, borgo medievale, rinascimentale e sede episcopale. Il paese fa parte della lista dei borghi più belli d’Italia promossa dall’Associazione Nazionale Comuni Italiani.
Le origini di Sovana
I primi abitanti di questa zona furono pastori ed agricoltori che si stabilirono lungo il fiume Armine (l’odierno Fiora). In epoca etrusca con il nome di “Suana” fu alleata di Vulci e sostenne le lotte contro l’espansione di Roma. Con la vittoria romana del 278 a.C. fu elevata a “Municipium” e con lo sviluppo del commercio e dell’artigianato conobbe un lungo periodo di prosperità. Nel V secolo, con la diffusione del cristianesimo, divenne sede vescovile. Il centro abitato, per come lo conosciamo oggi, sorse in epoca medievale in prossimità del sito archeologico della Necropoli Etrusca. Verso la fine del V secolo fu conquistata dai Longobardi (594) e consegnata agli Aldobrandeschi. Nel 1020, circa, nacque a Sovana Ildebrando Aldobrandeschi di Soana divenuto celebre nella storia come Papa Gregorio VII. Ereditata dalla famiglia Orsini nel 1293 fu saccheggiata e devastata dai Senesi nel 1410. Con la definitiva caduta della Repubblica di Siena fu annessa al Granducato di Toscana sotto il controllo dei Medici.
Cosa vedere a Sovana
Chi ama la storia dell’arte e la natura deve venire a Sovana perché nel suo centro storico potrà trovare monumenti di grande pregio come: il Duomo in stile romanico, dedicato ai Santi Pietro e Paolo, iniziato nell’VIII secolo e completato nel XIII; La Rocca Aldobrandesca, eretta nel XI secolo e restaurata dai senesi e dai Medici; il Palazzo Vescovile, sede e residenza dei vescovi, risalente al periodo medioevale; i ruderi di San Mamiliano, la chiesa più antica del paese; la chiesa di Santa Maria Maggiore, risalente al XIII secolo; il Palazzo dell’Archivio e il Palazzo Pretorio, risalente al 1200; la Loggia (o Loggetta) del Capitano; il rinascimentale Palazzo Bourbon del Monte e la casa dove è nato Papa Gregorio VII. Infine l’Area Archeologica di Sovana e la necropoli Etrusca di Poggio Felceto con la monumentale Tomba Ildebranda; la necropoli di Sopra Ripa con la Tomba della Sirena; la Tomba del Tifone, la Tomba Folonia, la Tomba del Sileno e la Tomba dei Colombari; la Vie Cava di Poggio Prisca, la Via Cava detta “il Cavone” (necropoli di Poggio Felceto) e la Via Cava di San Sebastiano.
Origini della civiltà Etrusca
Gli etruschi erano esperti mercanti e raffinati artigiani della ceramica e dell’oro, sono ricordati per capacità artistiche, fantasia, intraprendenza e per l’abilità nella gestione dei traffici marittimi del Mediterraneo. La civiltà Etrusca si diffuse nella penisola italiana agli inizi dell’Età del Ferro intorno al X-IX secolo a.C. I primi insediamenti furono nella Pianura Padana, Toscana, Alto Lazio e Campania.
Il mistero Etrusco
Molte sono le ipotesi (discordanti tra loro) sulla loro provenienza: Erotodo narrava di genti provenienti dalla Lidia (Asia Minore) che, a causa di una terribile carestia, presero la via del mare e guidati dal condottiero “Tirreno” approdarono in territorio italico. Dionigi di Alicarnasso sosteneva che erano un popolo originario del luogo, una terza ipotesi accosta gli Etruschi al popolo dei Reti delle Alpi, quindi provenienti dal nord. Attualmente l’etruscologia si orienta su due posizioni diverse: in Italia si ritiene che la civiltà etrusca debba la sua formazione ad un lento processo di integrazione tra la popolazione autoctona dell’Italia centrale e la cultura villanoviana, oltre ad influenze culturali e linguistiche dall’Oriente e dall’Europa centrale; mentre altri studiosi fondano le proprie teorie su raffronti linguistici e quindi sostengono l’origine orientale ed in particolare quella Greca e Turca.
Gli Etruschi della Maremma
La civiltà Etrusca Maremmana, la cui fama raggiunse nel VI sec. a.C. il suo massimo splendore, era colta, laboriosa e aristocratica, lo dimostrano le numerose testimonianze raccolte nelle città più famose come Roselle, Vetulonia, Sorano, Sovana, Pitigliano e Ghiaccio Forte. L’abilità nel commercio, l’amore per l’arte e per la bellezza, ma soprattutto la vocazione alla pace non contribuirono a creare una forte compattezza interna. Fu proprio la mancanza di uno stato unitario il motivo della scomparsa della civiltà etrusca, infatti dopo la presa di Veio nel 396 a.C., le altre città non si unirono e non intervennero subito, fu questo il motivo per cui, prima Roselle nel 294 a.C. e poi tutta Etruria Maremmana cadde sotto il dominio romano.
Le vie Cave
Il mistero Etrusco non riguarda solo la loro civiltà ma anche alcune opere che ci hanno lasciato. Basta visitare le varie Necropoli etrusche per accorgersi che li vicino si sviluppano particolari strade denominate “Vie Cave” chiamate anche “Cavoni” oppure “Tagliate”. Le “Vie Cave” sono dei suggestivi passaggi, scavati tra pareti di tufo, alti più di 20 metri, lunghi circa un chilometro, e larghi 3 metri. Al loro interno si trovano antiche tombe, croci uncinate, tabernacoli e nicchie. Le Vie Cave sono presenti solo in Maremma; nell’area tra Pitigliano, Sorano, Sovana e San Quirico. Le più conosciute sono: la Via Cava di San Rocco a Sorano; Il Cavone e la Via Cava di San Sebastiano a Sovana; la Via Cava di San Giuseppe, della Madonna delle Grazie e di Fratenuti a Pitigliano. Questi sentieri non hanno paragone con altre civiltà del mondo antico. Il motivo della loro realizzazione ancora oggi non è certo: alcuni studiosi sostengono che sono vere e proprie strade di comunicazione, scavate nel tufo per collegare i centri abitati e ridurre al minimo i grossi dislivelli tra il fondovalle e il piano soprastante; altri le considerano percorsi sacri dove ogni giorno si svolgevano cerimonie e processioni per onorare i defunti; altri ancora affermano che fossero opere di ingegneria per far defluire le acque. Le particolari condizioni climatiche e ambientali sviluppatesi nel corso dei secoli, hanno favorito la crescita di vari tipi di felci, muschi e licheni che donano a questi percorsi un suggestivo riflesso verdastro.
Sorano
Il borgo di Sorano si trova in provincia di Grosseto nel sud della Maremma Toscana in quella zona chiamata “Area dei Tufi”. Il Paese è arroccato in modo unico e suggestivo su una ripida roccia di tufo ai piedi del monte Amiata e presenta vari saliscendi. Il centro storico è contraddistinto da un intreccio di vicoli, cortili, archetti, portali con bugne in rilievo, scale esterne, logge e cantine scavate nel tufo dove in passato gli abitanti del luogo eseguivano le varie fasi della vendemmia. Le cantine soranesi, hanno caratteristiche uniche in Italia e sarebbe opportuno creare percorsi per migliorarne l’utilizzo. Tra quelle rese accessibili al pubblico vi consigliamo le cantine della Locanda Aldobrandeschi e del ristorante “Hostaria Terrazza Aldobrandeschi” dalla cui terrazza si possono ammirare i “colombari” e la necropoli di San Rocco. Le altre cantine del Borgo sono private e vengono aperte al pubblico solo in occasione della “Festa delle Cantine” manifestazione organizzata da una associazione di Sorano.
La Storia di Sorano
L’area dove sorge l’odierna Sorano era già abitata in epoca preistorica, anche se i pochi resti archeologici trovati non ci consentono di poterlo affermare con certezza. Anche quest’insediamento, come tutti i paesi di questa zona, ha vissuto un periodo etrusco, come dimostrano i numerosi siti dove si trovano necropoli e vie cave, trascorso però sotto il controllo della confinante Sovana che in quel periodo era in fase di sviluppo e politicamente più importante. I romani conquistarono l’Etruria nel III secolo a.C. ma le tracce del loro passaggio, non sono molte, si limitano al conferimento del nome “Soranus” alla zona e al ritrovamento di numerosi ambienti scavati nel tufo chiamati colombari dove venivano riposte le urne cinerarie dei defunti. Con la costituzione della Contea Aldobrandesca da parte dell’imperatore Ludovico II del 9 ottobre del 862, inizia la storia di Sorano. Il paese appartenne prima agli Aldobrandeschi che lo progettarono come borgo difensivo, costruendo l’omonima Rocca e le mura fortificate che delimitano ancora oggi il centro storico. In seguito, dopo il passaggio alla Contea di Sovana, venne ereditato dagli Orsini che ampliarono la Rocca e vi costruirono la fortezza che porta il loro nome. Durante il 1400 le mire espansionistiche della Repubblica di Siena costringeranno gli Orsini a doversi difendere dalle numerose aggressioni senesi. Ma nonostante i continui assalti il borgo non fu mai espugnato e si meritò, da parte di Cosimo dei Medici, il soprannome di “zolfanello delle guerre d’Italia”. Dopo la caduta degli Orsini, nel 1604, Sorano entrò a far parte del Granducato di Toscana e rimase sotto il controllo dei Medici fino al 1737 e gli Asburgo Lorena fino all’annessione al regno d’Italia con il plebiscito del 1860.
Cosa Visitare a Sorano
Chi arriva a Sorano si renderà subito conto che tra i vicoli, i cortili e le interminabili scalinate del centro storico molti sono gli edifici da vedere. Primo fra tutti l’imponente rocca Aldobrandesca (divenuta in seguito fortezza Orsini) costruita dall’omonima famiglia nel 1172, ereditata dagli Orsini alla fine del 1200 e ampliata da Niccolò Orsini IV nel 1552; Il Masso Leopoldino o rocca vecchia costruito nel periodo medievale e ristrutturato dai Lorena; il Palazzo Comitale, la prima residenza dei Conti Orsini; le due antiche porte di entrata al borgo: la Porta dei Merli o porta di sotto e la Porta di Sopra o Arco del Ferrini; la romanica chiesa collegiata di San Nicolò, risalente al Medioevo; il ghetto ebraico, istituito dai Medici nel 1619; la medioevale Pieve di Santa Maria dell’Aquila situata vicino ad una delle sorgenti delle Terme di Sorano ed eretta durante il governo Aldobrandesco.
Parco Archeologico “Città del Tufo”
Il Parco Archeologico “Città del Tufo” è nato per decisione del comune di Sorano con lo scopo di valorizzare il patrimonio storico, culturale e naturalistico del suo territorio. Oltre alle testimonianze più importanti del periodo etrusco, del parco fanno parte numerosi ed importanti costruzioni di epoca medioevale. L’area del parco si estende tra Sorano, Sovana e Vitozza (San Quirico di Sorano) e comprende: il borgo e la necropoli di Sovana; la Fortezza Orsini e il Masso Leopoldino a Sorano; l’insediamento rupestre di San Rocco a due km dal paese; l’insediamento rupestre di Vitozza (San Quirico di Sorano) e le sue duecento grotte.
Capalbio – “La piccola Atene”
Capalbio si trova in provincia di Grosseto nella parte più a sud della Toscana. Il borgo è situato in cima ad una collina e dalla sua, invidiabile, posizione lo sguardo del visitatore può spaziare dalla campagna fino al mare. Per il contesto ambientale e la rilevanza storico culturale, conseguita nel periodo rinascimentale, è stata soprannominata“la piccola Atene”. Il comune è stato premiato più volte con le “cinque vele” per la singolarità del suo territorio e con il primo posto nella “Guida Blu” di “Legambiente Touring Club” per la cura e la gestione delle spiagge, del paesaggio e dell’ambiente circostante. Il nome Capalbio sembra derivare da Caput Album o Campus Albus, per via degli alabastri bianchi che caratterizzano il luogo.
La Storia di Capalbio
Il castello di Capalbio viene citato, per la prima volta, nell’805 nella bolla Leonina Carolingia nella quale Carlo Magno lo donò all’Abbazia dei Santi Anastasio e Vincenzo alle Tre Fontane di Roma. Il possesso venne riconfermato da un “privilegium” emanato da papa Alessandro III nel 1161. In seguito il territorio fu controllato dagli Aldobrandeschi che costruirono intorno al borgo una doppia cerchia di Mura e poi dagli Orsini. Verso la fine del XIII secolo, il castello viene conquistato da Orvieto. Dopo il passaggio definitivo sotto il dominio senese (ufficializzato da un atto di sottomissione del 1416) inizia per il borgo un periodo di grande prosperità. Nel 1555 con la sconfitta di Siena, Capalbio venne assegnata dagli spagnoli al loro alleato Cosimo dei Medici, la cui dinastia manterrà la propria sovranità sul territorio fino al 1737. Con l’estinzione del ramo principale dei Medici, la successione passerà ai duchi di Lorena, fino all’annessione al regno d’Italia con il Plebiscito del 1860.
Cosa vedere a Capalbio
Al centro storico di Capalbio si accede dalla Porta Senese, una porta a doppio arco nella cui parte superiore è affissa una lapide in ricordo di un rafforzamento delle mura effettuato dai senesi nel 1418 e uno stemma dei medici del 1601. Passeggiando tra i due livelli della cinta muraria vi troverete immersi nel medioevo e potrete spaziare con lo sguardo dall’entroterra collinare fino al mare. Percorrendo via Collacchioni arriverete alla rocca Aldobrandesca con accanto il Palazzo Collacchioni, costruito nel 1900, dove Puccini veniva a suonare il piano nei suoi soggiorni nel borgo. Nella piazza principale potrete entrare nella chiesa di San Nicola che risale al XII-XIII secolo e più all’interno nel borgo troverete l’Arco Santo dove è affisso un’effige in marmo dell’imperatore Adriano. Una citazione a parte la merita Piazza Magenta, un incantevole piazzetta del centro storico di Capalbio, da dove si accede agli antichi camminamenti delle mura, utilizzati dalla ronda per difendere la città. Nelle vicinanze troverete l’oasi WWF del Lago di Burano e al suo interno la Torre di Buranaccio realizzata dagli spagnoli. In località Garavicchio, vicino Pescia Fiorentina, potrete visitare Il parco artistico del “Giardino dei Tarocchi”, realizzato da Niki de Saint Phalle, conosciutissimo a livello internazionale e fiore all’occhiello della maremma.
B&B Rosemarie – Località La Stellata 46 – 58014 Manciano – Grosseto – Toscana – Italy
Tel. +39 0564 602778 – Cell. +39 349 3418950 – E-Mail: info@rosemariebeb.it